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Lotta al fumo, la ricetta tedesca: basta pubblicità e più tasse sul tabacco


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Sensibile aumento del prezzo delle sigarette tradizionali, divieto di pubblicità per i prodotti del tabacco, ma anche un aumento seppur più contenuto del prezzo dei prodotti del vaping e un analogo divieto di pubblicità nei luoghi pubblici. Sono queste le misure che, secondo gli esperti del Centro di ricerca contro il cancro (Dkfz), in Germania consentiranno di ridurre la dipendenza da fumo e anche di tutelare i giovani rispetto alla sigaretta elettronica, che viene comunque riconosciuta come strumento utile per i fumatori.
Il Dkfz produce ogni anno un rapporto sul controllo del tabacco, generalmente presentato in una conferenza a fine anno. Con sede ad Heidelberg, nel sud della Germania, il centro è un’istituzione sanitaria molto accreditata e i suoi suggerimenti vengono tenuti in conto dai politici nell’elaborazione delle politiche sanitarie. In estate la sua autorevolezza è stata tuttavia scalfita da un’inchiesta giornalistica del settimanale Spiegel che aveva rivelato le relazioni pericolose che legano le industrie farmaceutiche alle lobby anti-vaping, tra le quali veniva individuato l’Aktionsbündnis Nichtrauchen, organizzazione di cui fa parte anche il Centro di ricerca contro il cancro e che tra l’altro è stato co-organizzatore della conferenza. germania-tabacco.jpgNel rapporto di quest’anno, il centro di Heidelberg sembra essersi ispirata all’esperienza della vicina Francia, dove l’aumento progressivo del prezzo di sigarette che nel prossimo anno toccherà i 10 euro, sembra aver ottenuto una sensibile riduzione del numero dei fumatori. Una strategia analoga è quella che il Dkfz suggerisce al governo tedesco: un progressivo aumento del 30% del prezzo dei pacchetti di sigarette da raggiungere attraverso tre scatti e la fissazione dell’obiettivo di rendere la Germania un paese smoking-free entro il 2040. Obiettivo complesso di fronte a percentuali ancora troppo elevate di fumatori: il 26% degli uomini e il 18,5% delle donne tedesche continuano a consumare tabacco, al quale sono legate 120.000 morti all’anno.
Ma la Germania resta su questo aspetto un paese in ritardo. È l’unico dell’Unione Europea nel quale sono ammesse le affissioni pubbliche che pubblicizzano sigarette e che permette pubblicità del tabacco nei cinema dopo le ore 18: una misura ipocrita, giacché non è un’orario che tutela bambini e giovanissimi. È anche un paese in cui le misure alternative di riduzione del danno continuano a essere guardate con sospetto (qualche volta interessato, come ha dimostrato l’inchiesta dello Spiegel), nonostante dal fronte sanitario si siano moltiplicati nel corso degli ultimi due anni appelli a incoraggiare la sigaretta elettronica nelle terapie antifumo.
Così il rapporto del Deutsches Krebsforschungszentrum ribadisce riguardo al vaping l’atteggiamento di ambigua prudenza degli scorsi anni. Da un lato il rapporto classifica le ecig come prodotti “a potenziale di nocività per la salute significamente ridotto“, al livello 4 in una scala che va dal massimo livello 1 riservato a sigarette, sigari, pipe e pipe ad acqua al minimo livello 5, guarda caso prodotti farmaceutuci come cerotti o gomme da masticare a tilascio di nicotina (e qui toccherà riaprire una partentesi che rimanda all’inchiesta dello Spiegel sui finanziamenti delle industrie farmaceutiche a tali organizzazioni); dall’altro si chiede al governo “un moderato aumento della tassazione sul vaping” per scoraggiare i giovani non fumatori. Un problema questo avvertito negli Usa, ma che nessuna ricerca empirica al momento conferma per l’Europa e la Germania. Allo stesso tempo il Dkfz spinge per un divieto di pubblicità dei prodotti del vaping analogo a quello che propone per i prodotti del tabacco.

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