Risposta a Rigenerazione velocity ni200

DrGi
Da DrGi,
Parto dalla seconda parte, la microcoil, che è più "breve" (devo andare al lavoro e ho poco tempo).

Come ho già anche scritto nel thread su "Resa e paramtri di regolazione" ed in diverse altre occasioni, a mio parere le microcoil hanno poco senso di loro.
A mio avviso servono solo per i casi in cui si facciano resistenze molto "al limite" del device in uso e si debba ridurre il più possibile la potenza necessaria ad alimentare una coil costruita con un filo di un certo spessore ed una data resistenza.

La microcoil infatti unisce diversi aspetti:
- è "stretta" e quindi agisce su una piccola frazione del "vettore di liquido" (cotone, wick, mesh o quant'altro sia) portando a concentrare l'energia termica dispersa su una massa di liquido inferiore;
- le spire adese fanno si che buona parte della sua superficie, quella esterna, resti "asciutta", lontana dal liquido che non riesce a disperdersi su tutta o quasi la superficie;
aspetti che, uniti, determinano una sua minor capacità di dissipare l'energia termica prodotta.
Questo determina che vadano alimentate con un'energia unitaria (W/mm2) inferiore per non avere un eccesso di calore sulla minor massa di liquido che il calore stesso può raggiungere.

A mio modo di vedere hanno anche altre "controindicazioni".
Il fatto di scaldare, e quindi far evaporare, il liquido in una porzione ristretta del vettore e di farlo a temperature tendenzialmente maggiori, porta con sé anche maggiori problemi di alimentazione di quel settore che tenderà ad aciugarsi più in fretta e, soprattutto al centro, dove tra l'altro la temperatura è maggiore, ad avere difficoltà a sostituire il liquido evaporato perché il il flusso di liquido viene frenato dal fatto che la maggior energia termica concentrata tenderà a farlo evaporare non appena arriva in prossimità delle zone distali della coil; il liquido "in arrivo" cioé tenderà ad evaporare come arriva ai lati della coil senza poter raggiungere il centro che rischia maggiormente di restare a secco o, comunque, con una massa di liquido inferiore. Maggior calore (la coil si scalda prima al centro) e minor afflusso di liquido assieme aumentano la probabilitò di sviluppare in quella zona temperature eccessive, necessitando una ulteriore riduzione di potenza. Questo conta molto meno se la coil ha pochissime spire ma sono casi "rari" e setup molto particolari. A questo secondo aspetto si può in parte ovviare aumentando il diametro interno delle spire e/o usando un vettore con maggiore capillarità ma questo se può compensare la tendenza al dry-puff, nulla può contro le altre caratteristiche proprie della microcoil che deve comunque essere usata a potenza più bassa se le spire sono unite piuttosto che non quando le spire sono disptanziate.

Da qui si può dedurre che la microcoil a pari filo, diametro delle spire e e resistenza di una con passo (intervallo tra le spire) renderà meno vapore sia in quanto alimentabile a minore potenza sia perchè può scaldare contemporaneamente un minor volume di liquido.

Per qusto penso siano adatte solo quando si vuole/deve contenere la potenza da erogare ad una coil costruita con un certo filo ed una data resistenza, in tutti gli altri casi, secondo me, una coil normale è preferibile.
A riprova si può ricordare che la microcoil ha avuto il suo avvento e diffusione di pari passo con l'introduzione di setup a bassa resistenza ottenuti con wire sempre più spessi ed il conseguente incremento esponenziale delle potenze necessarie ad alimentarli, incremento cui, al tempo, non era corrisposto un incremento altrettanto repentino delle potenze erogate dai device o, peggio, dalla necessità di rendere adatti questi setup all'erogazione "fissa" dei meccanici. Forse, se già allora si avessero avuti a disposizione device con alte potenze a costi "popolari" la microcoil sarebbe rimasta una costruzione di nicchia. Con ridotte potenze disponibili diventava invece il miglior sisstema per far rendere ugualmente setup che, altrimenti, non avrebbero avuto possibilità di essere sufficientemente alimentati (IMHO).

Ci sono certamente anche altri aspetti da considerare ma, credo, che gli elementi fondamentali siano quelli evidenziati.

In parte questo risponde anche alla prima domanda di MarcoF ove ipotizza il nesso tra volume del liquido interessato e resa, cosa su cui, quando avrò più tempo tornerò ad esporre il mio personale pensiero (che ripeto è un mio pensiero, non una verità scientifica o evangelica).

Ciao!