Risposta a Come il fattore “diametro interno coil” influenzerà la coil??

DrGi
Da DrGi,
Tutte informazioni utili e tecnicamente, alla fine, corrette. Manca solo un dettaglio secondo me molto importante: stabilite le differenze, perché fare una coil di diametro interno maggiore o minore? Una prima risposta, secondo la mia esperienza, sta nella quantità di liquido che si intende voler far evaporare. Mi spiego: se, ad esempio, stai settando un atom da guancia con tiro molto chiuso, il tuo setup non potrà di certo essere pensato per fare tanto vapore ma per produrne il più possibile in base al flusso d'aria ossia, alla fine, nemmeno poi così tanto. Se il tuo fine è questo prevedi pertanto un consumo di liquido piuttosto limitato. Se farai un coil di diametro molto elevato riuscirai a scaldare a temperatura di evaporazione solo il poco liquido negli strati superficiali del cotone ma la massa di liquido (inutilmente) presente nella parte più interna finirà con l'assorbire buona parte del calore prodotto riducendo l'efficacia della portenza che stai applicando alla coil e costringendoti ad aumentarla. Aumentata la potenza ti troverai con una buona resa di vapore ma anche la dispersione nel restante liquido aumenterà, incrementando il calore che ristagna nella camera di evaporazione e, di conseguenza scaldando anche tutto l'atom. Il risultato di una coil di diametro molto grande in questo caso sarà solo uno spreco di energia (con relativo inutile consumo di batteria) ed un atom che si scalda. In questi casi risulta più efficiente una coil di diametro interno contenuto. Mica per nulla in atom come il KLP le coil si fanno da 2 mm, massimo 2,5.
Se invece setti un atom polmonare da cloud non puoi utilizzare punte di piccolo diametro perchè nel caso avrai una elevatissima quantità di liquido evaporato in un tempo molto breve e hai bisogno sia di avere molto liquido nella zona di cotone riscaldata, sia di avere un canale ampio per il liquido che deve affluirivi per ripristinare velocemente la frazione evaporata evitando di andare in secca durante il tiro. Più la coil è "spinta", maggiore (entro limiti ragionevoli) dovrà essere il suo diametro interno.
Questo ragionamento comprende anche il tipo di filo perché a seconda della destinazione userai fili di sezione e/o costruzione diversa e pertanto il filo usato in quest'ottica si lega anch'esso alla finalità cui la coil è indirizzata e non costituisce, nella pratica, un elemento autonomo per la definizione del diametro. Una seconda risposta è nelle "proporzioni" della coil Se, su una punta piccola, per ottenere il valore di resistenza che desideri devi avvolgere molte spire (pensa a.... chessò... 10/12), ti ritroverai con un tubetto lungo e stretto in cui mettere il cotone. Quando attivi la coil questa inizia a scaldarsi dal centro ed il primo liquido ad evaporare è proprio quello al centro della coil poi si scalderà anche alle estremità e pure il liquido presenti lì inizierà ad evaporare. Il flusso di liquido fresco prima di arrivare al centro dovrà passare da queste zone laterali e, se il tragitto è lungo, rischia di essere vaporizzato tutto prima di arrivare al centro così che la coil in mezzo potrà restare asciutta o quasi ed essendo pure quella più calda se si secca in tutto o in parte il risultato sarà solo sapore di bruciato.  Per aggirare la cosa hai solo due vie: o separi le spire creando zone "fresche" che facciano da serbatoio per il liquido durante il tiro (ma se le spire sono tante la coil diventa tanto lunga che finisce magari col non starci più nel deck) o aumenti il diametro delle spire riducendone il numero ripristinando quella "proporzione" tra lunghezza e diametro che la forma a tubetto aveva stravolto. Queste ovviamente, ammesso sia riuscito a rendere chiaro il mio pensiero, sono indicazioni di massima e poi, a seconda dell'atom, del settin e delle regolazioni adottate, solo il provare e riprovare può definire con buona approssimazione ciò che è davvero meglio. Ciao!