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Sigarette elettroniche, un nuovo pericolo arriva dalle Dogane


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di Barbara Mennitti

Un nuovo pericolo si profila all’orizzonte per il vaping e questa volta proviene dall’Organizzazione mondiale delle dogane, che potrebbe includere le sigarette elettroniche nel capitolo del tabacco. È una materia tecnica e noiosa ma che potrebbe avere ripercussioni importanti e dunque vale la pena di sforzarsi un po’. L’Omd è un ente sovranazionale che rappresenta 182 amministrazioni doganali in tutto il mondo. Tutte le merci e i prodotti che transitano nel mondo sono classificate in diversi capitoli, che vengono rivisti ogni cinque anni. La revisione è necessaria per stare dietro ai cambiamenti del mercato e consentire così di monitorare i flussi del commercio internazionale dei prodotti.
sigarette-elettroniche.jpgAl momento le sigarette elettroniche e i liquidi di ricarica sono inseriti nel capitolo 38, quello dei prodotti chimici. Nel frattempo il mercato del vaping è esploso e dunque questa collocazione non consente di controllare i flussi del commercio dei suoi prodotti. Sembra dunque pacifico che sia necessario trovare una classificazione a se stante per le sigarette elettroniche e qui cominciano i problemi. Al momento le posizioni sul tavolo sono tre. La prima è quella dell’Australia che vorrebbe inserire i prodotti del vaping in un sotto gruppo del capitolo 24, quello del tabacco. Questa sarebbe l’eventualità peggiore e non solo perché manderebbe un messaggio errato ai governi e all’opinione pubblica.
Nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, per esempio, tutte le merci comprese nel capitolo 24 sono soggette ad una accisa del 100%, che si aggiunge alle tariffe per le importazioni, dunque esportare in quell’area diventerebbe proibitivo. Ma non solo. Ormai il capitolo 24 viene escluso da tutti gli accordi commerciali bi o multilaterali, quindi le ecig non potrebbero beneficiare di nessuna agevolazione tariffaria. I prodotti del capitolo 24 sono anche esclusi dalla protezione degli investimenti in gran parte degli accordi commerciali: chi deciderà di aprire un’azienda del vaping all’estero non potrebbe aspettarsi nessuna protezione.
Vi sono altre due proposte. Quella tedesca prevede di inserire i liquidi nel capitolo del tabacco se sono destinati al consumatore finale e in quello dei prodotti chimici, il 38 appunto, se sono composti per uso industriale. L’altra è stata formulata dalle multinazionali Fontem Ventures (il ramo di Imperial Tobacco che si occupa di vaping), British American Tobacco e Japan Tobacco International e prevede di creare due sottocapitoli. Uno nel 24 (quindi un sottogruppo del tabacco) per i riscaldatori di tabacco e uno nel 38 (sottogruppo dei prodotti chimici) per i liquidi con o senza nicotina.
La decisione finale verrà presa in una sessione che si terrà dall’11 al 19 giugno e alla quale parteciperanno e voteranno i tecnici provenienti da tutti i Paesi dell’Omd. L’Europa porterà una posizione unica che rappresenterà i 28 Paesi dell’Unione, quindi anche l’Italia, e che verrà decisa il 3 giugno a Bruxelles a un tavolo dove siederanno esperti doganali inviati dagli Stati membri. Al momento non è ancora chiaro quale sarà la posizione del nostro Paese, né chi sarà il delegato rappresentanto dell’Italia.

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