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Nuova Zelanda, un’alleanza fra sanità e industria delle sigarette elettroniche?


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L’obiettivo è quello di sconfiggere il fumo entro il 2025. O, più realisticamente, di contenere la percentuale dei fumatori sotto la soglia minima del 5 per cento. E la Nuova Zelanda sembra davvero intenzionata a centrarlo avvalendosi della sigaretta elettronica come strumento per smettere di fumare e ridurre il danno da fumo. In questo il Paese si incammina sempre più sulla strada tracciata dal Regno Unito, allargando il divario con l’Australia, ancora ferma su posizione proibizioniste.
philip-morris-nuova-zelanda-300x197.jpgLa priorità per le autorità sanitarie rimane quella della popolazione Maori, dove si registra un tasso di fumatori del 35 per cento a fronte del 14 del resto della popolazione. E infatti in prima linea nella battaglia per sostituire la sigaretta con l’ecig c’è Hapai te Hauora, l’istituto pubblico che si occupa specificamente della salute dei Maori. Il primo gennaio di quest’anno, in concomitanza con l’aumento del 10 per cento del prezzo delle sigarette, il direttore del dipartimento per il controllo del tabacco Mihi Blair ha esortato i fumatori a passare al vaping, ricordando che l’istituto ha istituito una helpline per offrire consigli e informazioni sulla sigaretta elettronica.
Oggi il dibattito si sposta su un’altra misura allo studio delle autorità: vietare la vendita delle sigarette in tutti i “dairy”, cioè quella specie di empori sempre aperti che vendono merce di diverso tipo fra cui generi alimentari e, appunto, sigarette. La proposta non è di oggi; ne parlò in Parlamento lo scorso maggio il direttore di Hapai Te Haura Grant Norman, come primo step verso un divieto più generale da estendere gradualmente.
negozio-300x187.jpgOra intervengono nella discussione anche le aziende del vaping che, forti del sostegno di Hapai Te Hauora, pensano che i ricavi dei prodotti del vaping possano compensare i negozianti dalle perdite conseguenti al divieto di vendere sigarette. I proprietari dei dairy sono, infatti, già sul piede di guerra per l’aumento di prezzo del nuovo anno, sostenendo che questa misura aumenti il rischio di furti nei loro esercizi.
Ma l’istituto per la salute dei Maori è motivato a continuare sulla sua strada e ritiene che ridurre la disponibilità del tabacco, eliminandolo dal “negozio dietro l’angolo” sia un passo necessario. E vista l’insistenza sull’utilità della sigaretta elettronica, anche in Nuova Zelanda si potrebbe profilare una fruttuosa alleanza fra autorità sanitarie e industria del vaping. Ancora una volta, insomma, potrebbe risultare vincente il modello Gran Bretagna.

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