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Svapo

Le sigarette elettroniche e quel brivido ghiacciato dei liquidi mentolati


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(tratto dalla rivista bimetrale Sigmagazine #9)

di Stefano Caldarone

Ritorna l’estate, e con il caldo ritornano in auge i freschi liquidi mentolati. Ma conviene subito fare due importanti precisazioni. La prima è che i liquidi mentolati non si consumano solo d’estate: esiste un’ampia fetta di vapers che apprezzano questi liquidi tutto l’anno, in quanto sono ottimi per “resettare” le papille e garantire una percezione aromatica costante nel tempo anche in caso di svapo compulsivo e prolungato. In secondo luogo, si deve considerare che dalla scorsa estate è passato un anno, e un anno è un arco di tempo molto lungo nel mondo del vaping: negli ultimi dodici mesi, nel campo dei liquidi mentolati, si sono succedute molte novità, molte delle quali si sono concentrate negli ultimi 3-4 mesi.
Schermata-2018-08-10-alle-13.00.01-300x1È importante chiarire subito che la categoria dei “liquidi mentolati” è veramente ampia e include prodotti che spesso hanno target di riferimento differenziati e non sempre sovrapponibili. Rientrano infatti in questa categoria liquidi caratterizzati da una componente fresca molto variabile, da una leggera componente di menta vagamente rinfrescante ad una consistente componente glaciale che raggela le vie aeree.
Fino a qualche anno fa, gli unici liquidi e aromi mentolati erano quelli aromatizzati con una o più delle “tre mente”: menta verde (più aromatica e dolce, ma meno fresca), menta piperita (più pungente e fresca) e mentolo (più amaro e decisamente freddo). Più che di liquidi mentolati, si parlava allora di liquidi “balsamici”, essendo questi generalmente composti da un mix di mente, con eventuale aggiunta di ulteriori componenti balsamici come eucaliptolo, anice e liquirizia. A parte alcuni estimatori che apprezzavano i liquidi balsamici in sé, spesso questi liquidi venivano utilizzati per brevi periodi allo scopo di “resettare” le papille gustative, affaticate da aromatizzazioni troppo dolci o da hardware che cominciavano a mostrare la propria insufficienza di fronte all’evoluzione degli stili di svapo, come gli atomizzatori da guancia che – agli albori dello svapo di polmone – richiedevano uno sforzo eccessivo per ottenere un tipo di tiro più arioso.
malesia-300x199.jpgIn occasione del Vapitaly 2016 molti vapers italiani scoprirono quello che fino a quel momento era un prodotto di nicchia: i liquidi malesi (subito ribattezzati erroneamente “malesiani” per assonanza con il termine inglese “malaysian”). I liquidi malesi erano, e sono tuttora, caratterizzati da una struttura aromatica piuttosto semplice che li accomuna un po’ tutti: una componente fruttata molto definita e intensa, una generosa dose di sweetener (dolcificante sintetico privo di zuccheri) e una componente glaciale ben più intensa di tutto ciò che fino a quel momento si era affacciato sul mercato europeo. Perfino il noto liquido inglese al mentolo-eucaliptolo, fino a quel momento il mix più balsamico e potente in circolazione, veniva messo in ombra dai liquidi malesi, che risultavano ancora più freddi e più gradevoli, grazie alla dolcissima componente fruttata.
In Europa, a parte pochi precursori che nel 2016 erano già presenti sul mercato con fruttati mentolati/balsamici dal gusto intenso (tra cui spicca una pietra miliare del vaping, un noto liquido inglese dal colore amaranto al gusto di frutti rossi, pesantemente mentolato), non esisteva niente di simile ai liquidi malesi; perciò, fin dal loro debutto al Vapitaly, i liquidi malesi ebbero immediato successo, non solo per la loro caratteristica nota glaciale, ma anche perché spesso la componente fruttata era ottenuta con molecole aromatiche di ottima qualità organolettica, che includevano anche sapori infrequenti nel panorama nostrano (guava, essenza di rose, starfruit, ecc.) abbinati con un gusto che al nostro palato risultava esotico e piacevolmente alieno.
Schermata-2018-08-10-alle-12.59.49-300x1Il pubblico ha decretato il successo dei liquidi malesi anche per ragioni legate all’hardware; mentre i precedenti liquidi balsamici si svapavano tipicamente di guancia, anche su hardware entry-level a testine, i malesi vanno svapati di polmone, su atom ariosi e a potenze anche elevate; e richiedono l’utilizzo di atom rigenerabili, in quanto l’elevata aromatizzazione tende ad incrostare le coil in breve tempo. La passione per lo svapo di polmone (ed il relativo hardware), che nel 2016-2017 aveva raggiunto il suo apice, contribuì immediatamente a creare un forte feeling verso i liquidi malesi. Però, un anno dopo l’exploit iniziale, questi liquidi furono temporaneamente messi fuori mercato dall’avvento della Tpd (che entrò in vigore durante il Vapitaly 2017).
I produttori europei hanno avuto quindi molti mesi in cui avrebbero potuto realizzare prodotti simili a quelli malesi, in modo da soddisfare la relativa domanda senza dover subire la concorrenza estera; ma c’è stato un evidente ritardo nella reazione delle aziende. I Paesi più reattivi sono stati Germania e Francia (sdoganando peraltro il fantasioso termine “malesiano”, con cui ora si indicano tutti i liquidi di “scuola malese”, anche se di produzione europea); a seguire, anche l’Italia si è lanciata in questo interessante settore di mercato.
liquidi_generica2.pngAlcune aziende italiane si sono distinte dalle concorrenti europee e malesi, scegliendo di adottare per i propri liquidi un livello di “freddezza” moderato, talvolta non più intenso di una generica sensazione di freschezza, invece che sperimentare bouquet intensi e glaciali come quelli orientali; ma, per la fortuna degli appassionati di liquidi malesi, ci sono alcune pregevoli eccezioni, che coniugano il gusto esplosivo dei prodotti orientali con l’eccellente qualità delle produzioni italiane. Esistono infatti oggi, sul mercato, liquidi italiani di chiara “scuola malese”, caratterizzati da bouquet intensi, dolci e glaciali; in molti casi, le aziende italiane hanno reinterpretato lo stile malese secondo i dettami nostrani, improntati alle armonie di gusto e alle delicatezze olfattive che caratterizzano da sempre la nostra tradizione, sia nel campo del vaping che in quello gastronomico. In rari casi, l’estro italiano è andato addirittura oltre, esplorando con successo accostamenti aromatici inusuali ed includendo sapori inconsueti, come il fico d’india o il cetriolo.
Ma che cosa rende i liquidi malesi così unici? Qual è il segreto che si cela dietro la loro componente mentolata così glaciale? Da anni, anche sul mercato italiano, era presente un correttore freddo quasi del tutto insapore, la koolada; ma questo correttore non era quello giusto: a bassi dosaggi non garantiva un effetto glaciale come nei liquidi malesi, mentre ad alti dosaggi risultava fastidioso da inalare e comunque non raggiungeva mai l’effetto-freddo dei liquidi orientali.
Schermata-2018-08-10-alle-13.04.06-300x1In effetti, “koolada” è solo uno dei nomi commerciali della molecola WS-5, creata dalla Wilkinson-Sword per conferire una nota fresca a cosmetici, prodotti alimentari e per la cura della persona (dentifrici, schiume da barba, ecc.). Nel corso degli anni Settanta, la Wilkinson-Sword aveva sviluppato diverse molecole “fredde”, ciascuna caratterizzata da una maggiore o minore intensità fredda, persistenza sul palato e resistenza alle temperature. Di queste, sono tre quelle attualmente utilizzate nel settore del vaping: WS-5 (la koolada classica), WS-23 (più fredda e insapore della koolada, ma più asettica) e WS-12 (la più glaciale, ma anche la più asettica delle tre). Le aziende malesi, ed ora anche quelle europee, utilizzano in prevalenza la molecola WS-23, ma normalmente non da sola: infatti ogni azienda, da quanto si può desumere dal gusto dei liquidi prodotti, utilizza un proprio mix segreto delle tre molecole WS, così da bilanciare a piacimento la sensazione fredda con la pienezza di gusto e la persistenza sul palato.
liquidi-generici-300x187.jpgÈ curioso notare che il mercato sembra recepire con grande lentezza le richieste degli appassionati del fai-da-te, che vorrebbero sperimentare in casa mix di stampo malese. Come già successe per la koolada, che è arrivata sul mercato italiano con almeno due anni di ritardo rispetto ai mercati extraeuropei, e con un anno di ritardo rispetto ai principali shop online europei, così anche le molecole WS-23 e WS-12 sono estremamente difficili da trovare per i vapers italiani, nonostante siano da lungo tempo disponibili sui siti americani e, più recentemente, inglesi.
C’è da chiedersi pertanto come mai gli shop italiani non riescano a distribuire un prodotto di facile commercializzazione e a lunga scadenza come le molecole WS-23 e WS-12. Questo ritardo nella distribuzione appare ancora più incomprensibile se si considera che molte aziende europee, come già accennato, producono oggi liquidi e aromi che contengono queste molecole, e quindi potrebbero agevolmente mettere in commercio, a proprio marchio, correttori freddi di ogni tipo.

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