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Tutti uniti, tutti insieme: se non ora, quando?


13 messaggi in questa discussione

di Stefano Caliciuri

La tensione è alta. E cresce di ora in ora. Tra i negozianti c’è rabbia per le decisioni governative e giuridiche, tra i consumatori sgomento per la percezione di un’ingiustizia senza precedenti. La sigaretta elettronica è lo strumento che ha consentito a milioni di persone di smettere di fumare o di ridurre sostanzialmente il consumo di tabacco. In breve di provare sulla propria pelle cosa significa tornare ad avere la piena funzionalità delle vie respiratorie. I commercianti, circa 2500 in Italia, sono allo sbando. All’inseguimento di notizie o di suggerimenti su cosa poter fare per rimarginare una ferita che a breve potrebbe dissanguarli.
Silenzio da parte dei produttori riuniti sotto il simbolo di Anafe-Confindustria. Nonostante riunioni interne, con la Federazione dei Tabaccai e con l’Agenzia dei Monopoli, nessuno ha fatto trapelare notizie. D’altronde, visti i diversi interessi aziendali degli associati, non poteva che andare così. Tra chi ha puntato tutto sulle cigalike e chi invece distribuisce online, tra chi ha una catena di negozi, chi produce liquidi e chi prevalentemente aromi, in questa fase è difficile trovare una sinergia. E i negozianti questo clima di tensione lo stanno sentendo e vivendo sulla propria pelle.
Alcuni stanno cercando di organizzarsi in gruppi territoriali. È successo nelle Marche, succederà in Puglia, in Campania, in Piemonte, in Calabria. Riunioni di esercenti di vicinato sino all’altro giorno concorrenti, oggi colleghi che cercano una via d’uscita per fare gruppo e non soccombere in solitaria sotto i colpi organizzati dallo Stato.
liquidi-generici-150x150.jpgMa ci sono anche i tabaccai in questa partita. Un’altra forma di commerciante, sicuramente più coperto, che ha visto nel vaping una possibilità di incremento di fatturato. E, perché no, una via d’uscita dalle grinfie del Monopolio. A Roma come a Firenze, a Torino come a Bari, molti tabaccai hanno organizzato un corner di prodotti per lo svapo. Utilizzano la stessa rete distributiva degli specializzati, qualcuno ha anche simile competenza. Non è solo il guadagno che li guida (l’incasso della vendita di un flacone di liquido equivale a non meno di sei pacchetti di sigarette), spesso è anche la consapevolezza che il futuro è fatto di vapore e non di fumo. Ma ora anche loro vedono le stesse limitazioni e strozzature. I loro gruppi social sono in ebollizione, considerano quanto avvenuto in Parlamento prima e in Corte poi un attacco alla libertà di commercio. Per la prima volta gli associati della Fit stanno dimostrando malcontento nei confronti dei vertici della loro organizzazione sindacale.
E se fosse arrivato il momento di unire le forze? Tutti insieme. Negozianti specializzati, consumatori, tabaccai, produttori, distributori per gridare all’unisono che il vapore non può essere monopolizzato. Che non si può strangolare un’economia che cresce a doppia cifra. Che non si può confondere uno strumento di riduzione del danno con il tabacco combusto. Che devono esserci regole, non vessazioni e imposizioni liberticide.

Vaporart-Basso.jpg

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Una cosa è certa: se la tassazione sarà eccessiva sui liquidi e non sarà possibile acquistare l' hw a prezzi decenti anche online, il Monopolio non vedrà da me neppure un centesimo. 

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tutti uniti, ok, perfetto.... ma noi piu' che firmare petizioni online (non voglio stare qui a discuterne la valenza) che possiamo fare?

Per me se tutti gli attori riescono ad organizzarsi in una manifestazione posso garantire la mia presenza, come credo faranno tantissimi altri, ma oltre questo?

IMO... Chiamare ''alle armi'' senza la minima idea di come e cosa fare non ha molto senso....

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S'intendeva tutti uniti in GDA per acquisti all'estero :clap

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Il problema di tutta questa cosa è che c'è un "peccato originale": il fatto che i nostri legislatori non abbiamo la benchè minima idea di che cosa sia lo svapo.

Sul fatto che tutti, dai consumatori ai negozianti specializzati fino ad arrivare ai tabaccai, debbano collaborare è giusto, ma la cosa che lascia l'amaro in bocca è il fatto che un prodotto così diverso dalle sigarette tradizionali possa essere affiancato a queste ultime; questo veramente non mi va giù, rendendomi chiaramente conto che sia l'ultimo dei problemi in tutta questa situazione.

Sono profondamente convinto che la giurisprudenza, per poter svolgere il proprio lavoro senza arrecare un danno alle persone (dai consumatori ai lavoratori), debba essere in una condizione di piena conoscenza dell'argomento su cui legifera, sennò non si arriva da nessuna parte, anzi, si regredisce. Con questo voglio dire che in questo caso una legge dovrebbe essere promulgata con il sostegno di studi che confermano la dannosità delle e-cig, cosa che mi pare non ci sia, anzi, sotto questo punto di vista la situazione è del tutto contraria.

Bisognerebbe prendere spunto dal Regno Unito, e con questo chiudo.

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1 ora fa, Xeroxxix ha scritto:

 

Sono profondamente convinto che la giurisprudenza, per poter svolgere il proprio lavoro senza arrecare un danno alle persone (dai consumatori ai lavoratori), debba essere in una condizione di piena conoscenza dell'argomento su cui legifera, sennò non si arriva da nessuna parte, anzi, si regredisce. Con questo voglio dire che in questo caso una legge dovrebbe essere promulgata con il sostegno di studi che confermano la dannosità delle e-cig, cosa che mi pare non ci sia, anzi, sotto questo punto di vista la situazione è del tutto contraria.

Bisognerebbe prendere spunto dal Regno Unito, e con questo chiudo.

La giurisprudenza purtroppo nel caso della Corte Costituzionale (che ha emanato la sentenza per la quale i liquidi senza nicotina vanno comunque tassati) rivela che chi deve decidere su un fenomeno di fatto lo fa sulla base di discorsi giuridici fondati sul formalismo e non sull'aderenza alla realtà. Leggendo da giurista il testo della sentenza ho detto, logicamente ineccepibile; leggendola da spapatore ho detto: quante assurdità....perché poi il problema è uno e soltanto uno, FARE CASSA, senza preoccuparsi di tutti gli altri risvolti. Taccio, per non infrangere il regolamento, sull'estensore della sentenza.

Modificato da Vanvarg

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La cosa grave è che vogliono legiferare, per la salute delle persone, sulle e-cig quando è da anni che tutto il mondo sa che le bionde sono cancerogene (in quel settore gli studi già li hanno fatti e strafatti) e li non mettono mano!! Perchè non intervengono sulle bionde stra-tassandole? Visto che quelle fanno male ed allo stato costano soldoni le persone da curare! Sui liquidi (e solo quelli..) è giusto che ci sia un controllo ed uno studio; metti 1 euro di accisa su ogni 10 ml e ci paghi i costi per gli studi ed il gioco è fatto!

Al momento vedo solo un accanimento su qualcosa che non si sà se faccia male, giusto per fare cassa; che poi, se continuano così, al posto di fare cassa fanno un buco nell'acqua perchè ci saranno meno vendite a causa dei costi e quindi meno introiti!

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1 ora fa, Vanvarg ha scritto:

La giurisprudenza purtroppo nel caso della Corte Costituzionale (che ha emanato la sentenza per la quale i liquidi senza nicotina vanno comunque tassati) rivela che chi deve decidere su un fenomeno di fatto lo fa sulla base di discorsi giuridici fondati sul formalismo e non sull'aderenza alla realtà. Leggendo da giurista il testo della sentenza ho detto, logicamente ineccepibile; leggendola da spapatore ho detto: quante assurdità....perché poi il problema è uno e soltanto uno, FARE CASSA, senza preoccuparsi di tutti gli altri risvolti. Taccio, per non infrangere il regolamento, sull'estensore della sentenza.

Molto felice di sentire il parere di un giurista :)

Io, da economista, potrei dire che da parte dello stato di modi per far cassa ce ne sono decisamente di più intelligenti: conditio sine qua non per far profitti è quello di portare le persone a consumare, quì stanno facendo tutto il contrario, salvo per quei casi in cui il consumo traslerà dalle e-cig alle sigarette a causa del costo eccessivo. Fossi nello stato sfrutterei la cosa decisamente meglio, anche perchè il potenziale di perdita è grande, moltissimi svapano a 0, quindi niente più dipendenza e se costretti niente più acquisti, tanti svapano a nicotine basse (io ad esempio) e con poco sforzo possono farne a meno, quindi altra potenziale perdita.

Vista nel lungo termine e con una visione decisamente catastrofista, nel caso in cui riuscissero a sopprimere il settore si tornerebbe alla situazione di dieci anni fa con il risultato di perdere i potenziali profitti di un settore in continua espansione, recuperati dagli introiti delle sigarette (i giovani fumeranno e non svaperanno più) e gente incavolata nera. Almeno sotto il punto di vista politico lo scenario è disastroso.

La mia opinione è: abbassa ste cavolo di tasse, tanti comprano, il tuo gruzzolo comunque te lo fai, ci sarà comunque sempre chi fuma e anche lì ci guadagneresti. Tutti ci guadagnano, sia economicamente che in salute, ricordiamoci le spese dello stato per curare i malati terminali a causa del fumo.

Modificato da Xeroxxix
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29 minuti fa, Vanvarg ha scritto:

Taccio, per non infrangere il regolamento, sull'estensore della sentenza.

Se ti riferisci ad Amato era il relatore, non so se scrive anche la sentenza ma credo lo faccia un altro. Lo considero un pessimo soggetto ingiustamente colpevolizzato per l'unico provvedimento giusto che ha preso.

Leggendo la sentenza verrebbe da pensare che fosse scritta male la domanda, perché già altre volte la Corte Costituzionale ha ravvisato il rispetto del principio di capacità contributiva secondo la logica "se lo compri i soldi li hai", invece il principio di uguaglianza è buono per tutto e per nulla. Il diritto aggredito è la tutela della salute, ma andrebbe dimostrato ed argomentato studiando accuratamente le conseguenza di ogni decisione, mentre i detrattori ancora cavalcano imprudentemente il principio di prudenza, senza curarsi dei rischi insiti nell'altra scelta, quasi come se credessero davvero che la sigaretta elettronica forse è rischiosa e la sua assenza certamente è sicura.

Qua salta fuori l'irrealismo dei giudici  Bisogna riconoscere loro che sono vincolati dai limiti del giudicato e tra le varie alternative proposte propendono per quella più verosimile, che non è necessariamente corretta.

Tornando all'articolo, penso che si riferisca soprattutto ai produttori ed ai commercianti. Costoro sono ovviamente in concorrenza, è meno ovvio ma si sà che la concorrenza non è sempre leale, cioè improntata su una gara a produrre il miglior servizio ad un prezzo vantaggioso per il cliente. In Italia c'è il vizio di regolamentare tutto, non lo dico da liberista convinto, osservo solo che la regolamentazione rischia di avvantaggiare qualcuno. E allora appena c'è stata aria di leggina ecco tutti i produttori e commercianti agitatissimi a chiedere maggior chiarezza nel settore, ma non tutti nello stesso senso: qualcuno voleva evitare che i pericolosi prodotti importati finissero in mano agli italiani, qualcuno aveva paura che la vendita su internet facilitasse la diffusione di prodotti non idonei (ed ovviamente pericolosi), qualcuno la buttava sulle tasse che è materia sempre di moda. Cosicché produttori e consumatori si fanno la guerra da quasi un decennio, con il pretesto di proteggere i consumatori e con l'intenzione di accaparrarseli costringendoli per legge a comprare dalla loro rispettiva categoria, che era di volta in volta: gli italiani, i tabaccai, i negozi fisici, le sigarette usa e getta. Ed ora è uscita una norma complessa, cioè fatta di almeno due componenti, che scontenta tutti ma a ben guardare probabilmente avvantaggerà comunque qualcuno a discapito di un altro.

Non credete del resto che i negozianti di vestiti siano felici di Zalando e spesso qualcuno invita a provvedere, specialmente sotto l'aspetto fiscale che difatti nel tempo ha subito variazioni ma si rendono conto di non poterci fare nulla. Da sempre quando un proprietario di locale commerciale affittato a cinesi passa in centro gli altri commercianti non lo salutano; è un tipo di pressione diverso da quello legislativo, con lo stesso scopo di aumentare o non diminuire la propria penetrazione di mercato contro la diversa propensione dei consumatori.

Adesso che i diversi contendenti hanno perso tutti, è ora che si mettano d'accordo per il bene comune e possibilmente per quello dei clienti, dice l'articolo. Per me invece è tardi.

 

 

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19 ore fa, lore6 ha scritto:

Se ti riferisci ad Amato era il relatore, non so se scrive anche la sentenza ma credo lo faccia un altro. Lo considero un pessimo soggetto ingiustamente colpevolizzato per l'unico provvedimento giusto che ha preso.

Leggendo la sentenza verrebbe da pensare che fosse scritta male la domanda, perché già altre volte la Corte Costituzionale ha ravvisato il rispetto del principio di capacità contributiva secondo la logica "se lo compri i soldi li hai", invece il principio di uguaglianza è buono per tutto e per nulla. Il diritto aggredito è la tutela della salute, ma andrebbe dimostrato ed argomentato studiando accuratamente le conseguenza di ogni decisione, mentre i detrattori ancora cavalcano imprudentemente il principio di prudenza, senza curarsi dei rischi insiti nell'altra scelta, quasi come se credessero davvero che la sigaretta elettronica forse è rischiosa e la sua assenza certamente è sicura.

Qua salta fuori l'irrealismo dei giudici  Bisogna riconoscere loro che sono vincolati dai limiti del giudicato....

 

 

Di norma il relatore è anche l'estensore delle sentenze, anche se alla redazione partecipa lo staff del Giudice costituzionale, che spesso si limita a firmare la pronuncia. 

Concordo con te sul fatto che l'ordinanza di rimessione (il quesito, la domanda alla Corte) fosse scritta in maniera errata, ed é per questo che é stata dichiarata inammissibilità della questione di legittimità. E proprio per questo la Corte non ha potuto andare oltre un controllo "d'ufficio", eseguito in maniera ineccepibile da un punto di vista formale, ma che rivela, purtroppo, una visione miope della faccenda.

È da anni che la corte interviene pet salvare norme fiscali, in ragione del fatto che in uno Stato con un forte deficit tutte le norme che hanno lo scopo di reperire risorse assurgono a norma imperativa....però poi si vanno a salvare le "pensioni d'oro"....

L'interpretazione delle leggi permette di piegarle ad ogni occorrenza, anche perché spesso sono scritte malissimo.

 

 

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Inviato (modificato)

Scusate... propongo una cosa considerando che, in maniera oggettiva e seguendo altre vicende, ho notato che molto spesso ha dato risultati positivi...

Perchè non aprire una petizione tramite i canali di https://www.change.org/ ?
 

 

Creare una petizione e coinvolgere tutti, a prescindere  dal forum, dal venditore professionista e altro... se vogliamo fare qualcosa unendo le forze questo potrebbe essere un buon punto di partenza, la petizione dovrebbe essere scritta da un responsabile del sito che conosca bene le dinamiche e proporla in maniera massiva a tutti...

Modificato da Markus80

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48 minuti fa, Vanvarg ha scritto:

Di norma il relatore è anche l'estensore delle sentenze

Non lo sapevo, grazie.

15 minuti fa, Markus80 ha scritto:

Perchè non aprire una petizione

C'è già, anche se è un po' sempliciotta.

49 minuti fa, Vanvarg ha scritto:

È da anni che la corte interviene pet salvare norme fiscali,

Come ha scritto Amato, la Costituzione lascia ampia libertà al legislatore sull'individuazione delle misure fiscali. Il problema è che nelle misure fiscali può finire qualsiasi cosa. Lo considero un bug della costituzione: ampia libertà di individuazione (purché colpisca una manifestazione di capacità contributiva, in pratica purché un nullatenente possa evidare di pagarla senza rinunciare a diritti fondamentali) e divieto di sindacato referendario sono una miscela esplosiva.

La possibilità di sindacato di legittimità costituzionale può essere aggirata praticamente per qualsiasi cosa. In qualche paese meno evoluto svapare è vietato e basta, in Italia questo non si potrebbe fare e nonostante le critiche va riconosciuto che il nostro paese è troppo avanzato per consentire certi abusi. Però si può usare un trucco: invece di vietare un comportamento e punirlo con una multa quando lo si becca, si mette un'imposta e lo si punisce sempre. L'ammontare del pagamento spesso è maggiore, cosicché anche l'effetto dissuasivo è maggiore ma essendo un provvedimento fiscale non è né liberticida né sindacabile.

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