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Anche la scienza contro il governo: “Scelta inverosimile, ecig salva vite”


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di Barbara Mennitti

Mi sembrano inverosimili le scelte intraprese dal governo italiano”. Non ci va leggero il professor Riccardo Polosa che commenta la mazzata che si è abbattuta sul vaping italiano a margine della presentazione dello studio scientifico “Zero rischi”  alla Royal Society di Londra. E aggiunge: “Come è possibile aumentare le tasse su un prodotto che potrebbe ridurre i danni da fumo? Come si può fermare un cambiamento che potrebbe salvare migliaia di vite umane con poco? In tutti gli altri Paesi del mondo le leggi si basano sulle evidenze scientifiche, anche l’Italia dovrebbe iniziare ad adeguarsi. Proprio nell’interesse dei fumatori italiani”. Già, in tutti gli altri Paesi.
Nel nostro le cose vanno un po’ diversamente e sembra che lo studio del team di Polosa, pubblicato sulla rivista Scientific Report del gruppo Nature e presentato per la prima volta il 9 giugno scorso al Policlinico Vittorio Emanuele dell’Università di Catania, non sia stato preso in seria considerazione dalle istituzioni preposte a decidere della vita e della morte di un intero settore. Ed è un peccato, perché la ricerca condotta dal team del docente catanese risponde alla principale preoccupazione rispetto all’utilizzo delle ecig e cioè ad eventuali pericoli per la salute derivanti dall’esposizione agli aerosol prodotti dalle sigarette elettroniche. Lo studio “Zero Rischi” dimostra attraverso diverse metodiche (spirometria, test dell’ossido nitrico esalato, TAC del torace) che le emissioni da ecig non provocano modifiche di parametri respiratori in soggetti non fumatori che hanno fatto uso regolare e prolungato nel tempo di sigarette elettroniche. Una conclusione scientifica di rilevanza esiziale.
Il grande punto di forza di questo studio, come evidenzia lo stesso scienziato catanese, è quello di aver studiato i cambiamenti nella salute degli svapatori che non hanno mai fumato nella loro vita. “È rassicurante sapere che l’uso a lungo termine dell’ecig in questi soggetti – chiosa Polosa – non ha causato alcuna significativa preoccupazione”. E poi conclude: “Sebbene non si possa escludere che alcuni danni possano verificarsi negli stadi successivi o in individui con alti valori di consumo di e-liquid i nostri risultati sono rassicuranti in quanto non sono stati associati problemi di salute con l’uso a lungo termine di ecig in utenti relativamente giovani che non avevano mai fumato tabacco“. La domanda amara che ci poniamo in queste ore è se questi dati interessino davvero ai nostri decisori.

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Il commercio della sigaretta elettronica è, ormai, una realtà consolidata. Le cifre, raccolte dalla Doxa e da Nielsen, confermano un fenomeno che non conosce crisi. In Italia i fumatori delle tradizionali bionde sono 9,7 milioni, circa il 19,5% della popolazione nazionale. Di questi il 40% – 3,9 milioni – ha provato almeno una volta la sigaretta elettronica. L’obiettivo iniziale dell’e-cig sembrava essere quello di ridurre il consumo delle sigarette tradizionali che, in Italia, è tra i più alti d’Europa. Eppure, scomponendo i dati, è chiaro come queste sigarette producono un effetto relativo sulla riduzione del tabagismo, equiparabile grosso modo a quello prodotto dei classici cerotti alla nicotina. Tra chi fuma le elettroniche, infatti, il 22,1% continua a fumare anche le classiche sigarette, il 44,4% ha ridotto leggermente il fumo delle bionde, mentre appena il 22,9% l’ha diminuito drasticamente. Certo è che il settore delle sigarette tradizionali ha subito una battuta d’arresto. Secondo la Fedarazione italiana tabaccai, per voce del presidente Giovanni Risso, infatti, «nell’ultimo anno la riduzione sulle vendite delle bionde è stata del 4%, con un contraccolpo in termini fiscali per le casse dello Stato di circa 600 milioni di euro». Semplice no? Altro che....

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e quando mai in italia si pensa alla salute. Guarda il settore delle macchinette mangia soldi,o dei vari giochi monopolizati.... gente che si rovina ,e lo stato che fa? incentiva o approva leggi a favore del gioco. Ricordiamoci che la ludopatia e' stata inserita come malattia. Purtroppo chi ha i soldi ha il potere.

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