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Marchio CE, l’autodichiarazione più discussa (e discutibile) di sempre


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di Stefano Caliciuri

Modder contro negozianti; importatori contro distributori; cinesi contro italiani. Tutti i competitors della filiera del fumo elettronico almeno una volta si sono ritrovati a discutere di marcatura CE. Cosa presuppone ma, soprattutto, a chi spetta farla? Drip tip, box mod, tubi: sono esonerati o dovrebero avere il simbolo?
La marcatura CE indica la conformità di un prodotto a tutte le norme comunitarie e direttive che prevedono il suo utilizzo: dalla progettaizone, alla realizzazione, sino allo smaltimento. In astratto, tutto ciò che è in libera vendita è vincolato ad almeno una direttiva europea, la numero 95 del 2001, relativa alla sicurezza generale dei prodotti. Di conseguenza, in linea teorica, anche le cosidette box mod dovrebbero essere soggette a marcatura CE. In sostanza, il marchio CE non è sinonimo di qualità ma indica che durante la produzione è stata rispettata la normativa dell’Unione Europea in fatto di sicurezza.
Schermata-01-2457771-alle-09.46.53.pngSpetta al fabbricante provvedere a dichiarare il proprio prodotto conforme alle norme. Il simbolo CE, infatti, altro non è che una autocertificazione con cui si dichiara di essere in regola con le prescrizioni comunitarie e con le norme di sicurezza. Se invece l’oggetto non è fabbricato entro il perimetro dell’Unione europea tale obbligo spetta all’importatore, anche se non coincide con il distributore. Nel caso di importazione (ad esempio batterie o atomizzatori prodotti in Cina) deve essere l’importatore che, prima della prima messa in commercio (anche se fosse verso un distributore nel caso sia diverso dall’importatore stesso), deve accertare la conformità alla direttiva. Qualora poi l’importatore vendesse a suo nome all’interno della UE, deve riemettere anche i documenti obbligatori previsti a cominciare dalla dichiarazione di conformità. Qualsiasi responsabilità relativa al prodotto marchiato comunque ricadrebbe sull’importatore.
In conclusione, la marcatura CE non certifica nulla, non è un raggiungimento di un riconoscimento di qualità o una certificazione conseguita ma è semplicemente un adempimento obbligatorio basato su un’autodichiarazione da parte del fabbricante o dell’importatore. In gran parte dei casi la marcatura CE è totalmente a carico del produttore (o dell’importatore comunitario se il fabbricante è extra UE). La presenza del marchio CE presuppone soltanto che il prodotto è conforme ai requisiti essenziali di conformità e, ove previste, alle Direttive in materia di sicurezza, sanità pubblica, tutela del consumatore. Il marchio CE non è sinonimo di qualità, tantomeno di “made in Europe”: è una formalità obbligatoria e costosa con cui il produttore (o le apposite società di consulenza, ndr) dichiara la conformità alle regolamentazioni comunitarie ed al libero commercio. La mancanza di marcatura CE è sanzionata in maniera differente da Stato a Stato. In Italia si va da un minimo pecuniario di 250 euro, ad un massimo di 6 mila euro, sino alla detenzione in caso di immissione in commercio di prodotti pericolosi non marchiati.

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