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uccio78

10 domande al Professor Polosa


20 messaggi in questa discussione

Poche certezze e un dibattito scientifico rovente, inasprito da un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine secondo cui il processo di vaporizzazione delle sigarette elettroniche favorirebbe la formazione di formaldeide, una sostanza da 5 a 15 volte più cancerogena del tabacco. Ma non è solo per questo che le sigarette elettroniche dividono gli scienziati. In un documento dell’agosto scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avanzato forti dubbi riguardo alla loro pericolosità per la salute, scatenando le ire di una parte della comunità scientifica e portando 50 noti scienziati internazionali a firmare una lettera aperta indirizzata all’OMS, in cui si sottolineava la scarsa tossicità delle sigarette elettroniche e la loro efficacia nel favorire la disassuefazione dal fumo, con la possibilità di prevenire migliaia casi di cancro ogni anno.

Assieme a Umberto Veronesi, tra i firmatari del documento figura Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania e direttore scientifico della Lega Italiana Anti Fumo (LIAF), considerato l’autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica.


Professor Polosa, partiamo dal principio. Può spiegarci come nasce la sigaretta elettronica?
Il primo vero brevetto della sigaretta elettronica risale al 1963 ed è opera dell’americano Herbert A. Gilbert, ma è solo 40 anni dopo che in Cina, a Pechino, un farmacista cinese - Hon Lik - sfruttando una tecnologia ad ultrasuoni, inserì sul mercato il primo prodotto commerciale che diventò presto la sigaretta elettronica che conosciamo.

Come funziona?
L’elettronica non fa altro che scaldare un liquido, composto da glicole propilenico e glicerina vegetale, senza passare dal processo di combustione, ovvero senza apportare né catrame né monossido di carbonio, le due sostanze più nocive prodotte dal fumo delle sigarette. Dietro le mentite spoglie di una bionda, quindi, la sigaretta elettronica ripropone al fumatore le stesse sensazioni rilasciate dalla sigaretta convenzionale, ma con minori danni per la salute.

Quanti tipi ne esistono in commercio?
Per noi, ai fini della ricerca, è importante distinguere le sigarette elettroniche in due diversi tipi: i dispositivi di prima generazione (o cigalike), che generalmente imitano nelle dimensioni e nell’aspetto le sigarette convenzionali e sono costituiti da piccole batterie al litio, ricaricabili o usa e getta, e cartomizzatori/cartucce già riempiti di liquido; ed i dispositivi di seconda generazione (o personal vaporizers) oggetti molto diversi dalle “bionde”, costituiti principalmente da batterie ricaricabili ad alta capacità, con atomizzatori molto performanti in cui il liquido nel serbatoio viene rifornito dal consumatore ogni qual volta si esaurisce.

Ogni quanto va sostituita?
Non ha una durata temporale prestabilita, anzi praticamente è illimitata ma richiede manutenzione e controllo periodico. Dopo un paio di anni solitamente si consiglia di sostituire solo la batteria per aumentare la durata di utilizzo tra una ricarica e l’altra e l’atomizzatore, la parte più soggetta ad usura.

Rispetto alla sigaretta comune qual è il suo impatto sulla salute?
Le e-cig non contengono tabacco e non prevedono la combustione per funzionare, pertanto è intuitivo che siano più sicure delle bionde e che siano in grado di migliorare lo stato di salute dei fumatori che decidono di utilizzarla al posto delle sigarette convenzionali. Studi clinici sulla sigaretta elettronica dimostrano effetti positivi sul consumatore di sigaretta elettronica sia in termini di riduzione del danno che di riduzione del rischio legato al fumo di sigaretta convenzionale. Fatto 100 il rischio delle sigarette convenzionali, le elettroniche si attestano ad un valore di 5.

Lei ha coordinato il primo studio al mondo sull’efficacia e la sicurezza della sigaretta elettronica. Cosa è emerso dalla sua ricerca?
Nell’ambito dello studio ECLAT condotto dal team dei ricercatori LIAF nel Centro Universitario del Policlinico di Catania, è stata dimostrata una sostanziale diminuzione dei danni causati dal fumo come tosse (18%), bocca secca (17%), irritazione della gola (20%) e mal di testa (10%). Disturbi da astinenza da fumo di tabacco, quali ansia, fame e insonnia, sono stati riferiti raramente. Non sono stati registrati cambiamenti di peso sostanziali, variazioni del battito cardiaco o della pressione sanguigna, anzi è stato monitorato un miglioramento delle condizioni di salute generali grazie alla riduzione del fumo di tabacco.

Psicologicamente, fumare una e-cig può essere d’aiuto rispetto alla sigaretta tradizionale?
Il fumo e la depressione sono spesso due fattori correlati, anzi, secondo recenti studi condotti dai nostri ricercatori “non si fuma per la depressione ma si diventa depressi fumando”. Per alcuni pazienti il fumo rappresenta una naturale estensione del proprio comportamento ed è per questo motivo che diventa necessario ottenere una chiara e sincera dichiarazione del paziente sull’effettivo impegno nella rinuncia al fumo, al fine di responsabilizzarlo nella propria decisione. Studi condotti nei nostri centri antifumo hanno comunque dimostrato che la sigaretta elettronica è efficace anche dal punto di vista psicologico perché diminuisce gli stati di ansia e stress tipici dei fumatori di sigarette convenzionali.

Come avete risposto alle notizie degli ultimi mesi che ne mettono in dubbio la salubrità?
Abbiamo risposto a tutti nello stesso modo, avvalendoci della scienza e dei risultati della ricerca che, ad oggi, ha sempre dimostrato che la sigaretta elettronica rappresenta una valida alternativa per smettere di fumare e riduce in maniera esponenziale i rischi legati al fumo di sigaretta convenzionale.

Qual è il suo giudizio sul recente studio apparso sul New England Journal of Medicine, secondo cui le e-cig potrebbero essere addirittura più cancerogene delle sigarette tradizionali?
Lo studio si basa sulla valutazione di soggetti che svapano in condizioni non realistiche. Molti studi sulle sigarette elettroniche purtroppo vengono condotti su soggetti non umani o addirittura, come in questo caso, in condizioni che non rispecchiano l’uso reale dello strumento. Vengono valutate situazioni in cui si utilizza la sigaretta elettronica ad alti voltaggi quando invece queste vengono utilizzate solitamente a bassi voltaggi.

In base alle vostre analisi, quante sono le persone che smettono di fumare con il passaggio alle e-cig?
Solo nel 2014 più della metà dei pazienti assistiti nei laboratori della Lega Italiana Anti Fumo ha smesso definitivamente di fumare. Un’alta percentuale, circa il 70% dei nostri pazienti fumatori, è passata dal tabagismo al vapagismo, ovvero dalla sigaretta convenzionale a quella elettronica. Questi risultati si aggiungono inoltre a quelli di una recente ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica BMC Public Health che ha testimoniato come sei mesi di uso regolare di e-cig di seconda generazione hanno reso possibile una riduzione del consumo di tabacco di almeno la metà in un buon 30% dei partecipanti, passando da una media di 25 a 6 sigarette al giorno, e addirittura il 36% dei fumatori nello studio ha smesso del tutto di fumare. Di questi, un buon 15% non utilizzava più neanche la sigaretta elettronica a fine studio.


http://www.lastampa.it/2015/03/06/scienza/benessere/dovete-sapere/sigaretta-elettronica-le-cose-che-non-sapete-mEgLHy1L3ZwRHAKJgJOtfK/pagina.html

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:clap:clap:clap:clap:clap

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Per me Polosa è un mito! Purtroppo non frequenta gli studi televisivi. Chissà come mai :]

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Grande @uccio78, questo articolo sì che spacca! :ok
Grande Dottor Polosa :clap:clap:clap

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beh, se mi prende in considerazione dalle circa 20 bionde in 24h a 0 in una settimana gli prende paura :]:]:]

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Bisognerebbe capire cosa intendono per "alti voltaggi" . Diciamo che con i rigenerabili più o meno si arriva intorno ai 4 volt o poco più. Sono da considerarsi tali? Bohhh

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Fa riferimento allo studio della domanda, dove hanno rilevato alti livelli di acroleina nel vapore di un Innokin CE4 oltre i 5Volt, esageratamente fuori dalla tensione consigliata dal produttore.

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@altair di questo sono consapevole. Anche io sono uno svapatore accanito e tifo per lo svapo:)però per essere realistici vorrei capire come funzionano le cose su questi atom di nuova generazione dove, effettivamente, si raggiungono temperature superiori rispetto a quelle ottenute con un ce4. Personalmente penso che con un sistema alimentato correttamente, ad esempio una box vv vw con annesso atom rigenerabile ed un rapporto volt/watt corretti, non dovrebbero esserci rischi . Però mi stupisce come non siano ancora stati diffusi risultati su sperimentazioni di questo tipo che ,effettivamente, al momento rappresentano il sistema più utilizzato dagli svapatori Mi riferisco in poche parole a test eseguiti sulla pratica del sub ohm

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Io sono un fan di Polosa però dobbiamo anche essere realistici. Lo svapo per come lo intende il dottor Polosa è su un altro pianeta rispetto a come lo intende la maggior parte di noi.
Non credo che siano state fatte molte analisi sullo svapo in sb ohm e sui range dei 30 watt. E penso che visto che il settore è in continuo fermento sia molto difficile stargli dietro e analizzarlo scientificamente

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peppe87 ha scritto: @altair di questo sono consapevole. Anche io sono uno svapatore accanito e tifo per lo svapo:)però per essere realistici vorrei capire come funzionano le cose su questi atom di nuova generazione dove, effettivamente, si raggiungono temperature superiori rispetto a quelle ottenute con un ce4. Personalmente penso che con un sistema alimentato correttamente, ad esempio una box vv vw con annesso atom rigenerabile ed un rapporto volt/watt corretti, non dovrebbero esserci rischi

Non credere che in un CE4 le temperature siano basse solo perchè è vecchio, ha comunque una resistenza che se sovralimentata può raggiungere oltre 600° tranquillamente prima di bruciare, e per produrre acroleina ne bastano 300.

Concordo che se ben utilizzati anche atom a 30 watt non producono sostanze dannose, almeno non più di un CE4 a 7 watt; rimane il fatto che vaporizzano il quadruplo di liquido, che pur essendo meno dannoso del fumo bene non fa.

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Io sono arrivato alla conclusione, dopo tre anni dal mio primo approccio allo svapo, che non avremo mai, o comunque di sicuro non nell'immediato, delle certezze e soprattutto delle verità in merito alla sigaretta elettronica. E tutti ben sappiamo perchè, inutile ricordarlo per la milionesima volta... inutile citare gli interessi che ci sono dietro. (anche se vedo interessi in entrambe le parti, visto che il mercato degli oggetti da svapo si sta arricchendo in maniera ridicola di cose al di fuori di ogni logica... e prezzo!)

L'unica certezza che abbiamo è che la sigaretta ed il tabacco, uccidono!
Forte di questa certezza, io considero "lo svapo" come una situazione transitoria, che mi aiuta ad abbandonare tabacco (e nicotina!) per raggiungere il mio obiettivo che è quello di immettere nei miei polmoni SOLO aria.
Vedo "lo svapo" come un mezzo sicuramente meno dannoso, dispendioso, sporco e puzzolente della sigaretta, che mi aiuta in questa fase a superare lo scoglio della disintossicazione dalla nicotina.

Quando avrò raggiunto il mio scopo, venderò qui tutta la mia attrezzatura da svapo...ad un prezzo simbolico, perche aiuti qualcun' altro....

E mi verrà il cancro per colpa delle polveri sottili.... :(

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peppe87 ha scritto: @altair di questo sono consapevole. Anche io sono uno svapatore accanito e tifo per lo svapo:)però per essere realistici vorrei capire come funzionano le cose su questi atom di nuova generazione dove, effettivamente, si raggiungono temperature superiori rispetto a quelle ottenute con un ce4. Personalmente penso che con un sistema alimentato correttamente, ad esempio una box vv vw con annesso atom rigenerabile ed un rapporto volt/watt corretti, non dovrebbero esserci rischi . Però mi stupisce come non siano ancora stati diffusi risultati su sperimentazioni di questo tipo che ,effettivamente, al momento rappresentano il sistema più utilizzato dagli svapatori Mi riferisco in poche parole a test eseguiti sulla pratica del sub ohm

La risposta è piuttosto semplice:

Quello che conta non sono i volt o i watt presi come misure assolute o il semplice rapporto volt/watt (che poidipenderebbe esclusivamente dal valore degli ohm), ma il loro rapporto con la superficie disperdente della coil.
Sarà questo rapporto, in primis, a definire la temperatura di evaporazione del liquido.
Quello che conta insomma è la potenza che viene sviluppata su ogni punto della superficie di una coil e non la potenza complessivamente erogata alla stessa. Tale valore si esprime in watt/mm2.

Per chi volesse approfondire il concetto e capire qualcosa in più di quello che potrebbe essere definito come il "principio generale dello svapo", consiglio vivamente di "studiare" (non leggiucchiare) il 3D:
"Resa e parametri di regolazione".

Il problema quindi non è il sub-ohm in sé o il valore della resistenza o il voltaggio o il livello di watt, il problema è definire il corretto rapporto tra superficie della coil, potenza per unità di superficie, capacità di veicolazione del liquido alla coil e, infine, last but not least, il flusso dell'aria (che raffredda il sistema).

E ..... chi vuole intendere, intenda!

Ciao!

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DrGi ha scritto:
La risposta è piuttosto semplice:

Quello che conta non sono i volt o i watt presi come misure assolute o il semplice rapporto volt/watt (che poidipenderebbe esclusivamente dal valore degli ohm), ma il loro rapporto con la superficie disperdente della coil.
Sarà questo rapporto, in primis, a definire la temperatura di evaporazione del liquido.
Quello che conta insomma è la potenza che viene sviluppata su ogni punto della superficie di una coil e non la potenza complessivamente erogata alla stessa. Tale valore si esprime in watt/mm2.

Per chi volesse approfondire il concetto e capire qualcosa in più di quello che potrebbe essere definito come il "principio generale dello svapo", consiglio vivamente di "studiare" (non leggiucchiare) il 3D:
"Resa e parametri di regolazione".

Il problema quindi non è il sub-ohm in sé o il valore della resistenza o il voltaggio o il livello di watt, il problema è definire il corretto rapporto tra superficie della coil, potenza per unità di superficie, capacità di veicolazione del liquido alla coil e, infine, last but not least, il flusso dell'aria (che raffredda il sistema).

E ..... chi vuole intendere, intenda!

Ciao!

di questo sono consapevole il problema è che noi siamo semplici svapatori non scienziati sarebbe tutto più semplice se effettivamente facessero delle prove empiriche su questi sistemi sub ohm

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dal primo post su questo argomento, ho estratto:
"Il processo di vaporizzazione delle sigarette elettroniche favorirebbe la formazione di formaldeide, una sostanza da 5 a 15 volte più cancerogena del tabacco."
Non avendo trovato risposta, chiedo se ci sono altri studi in merito.

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peppe87 ha scritto: [quote=DrGi ]
La risposta è piuttosto semplice:

Quello che conta non sono i volt o i watt presi come misure assolute o il semplice rapporto volt/watt (che poidipenderebbe esclusivamente dal valore degli ohm), ma il loro rapporto con la superficie disperdente della coil.
Sarà questo rapporto, in primis, a definire la temperatura di evaporazione del liquido.
Quello che conta insomma è la potenza che viene sviluppata su ogni punto della superficie di una coil e non la potenza complessivamente erogata alla stessa. Tale valore si esprime in watt/mm2.

Per chi volesse approfondire il concetto e capire qualcosa in più di quello che potrebbe essere definito come il "principio generale dello svapo", consiglio vivamente di "studiare" (non leggiucchiare) il 3D:
"Resa e parametri di regolazione".

Il problema quindi non è il sub-ohm in sé o il valore della resistenza o il voltaggio o il livello di watt, il problema è definire il corretto rapporto tra superficie della coil, potenza per unità di superficie, capacità di veicolazione del liquido alla coil e, infine, last but not least, il flusso dell'aria (che raffredda il sistema).

E ..... chi vuole intendere, intenda!

Ciao!

di questo sono consapevole il problema è che noi siamo semplici svapatori non scienziati sarebbe tutto più semplice se effettivamente facessero delle prove empiriche su questi sistemi sub ohm
Forse sarà una mia impressione, se è così chiedo scusa, ma mi sembra che in questo ultimo periodo ci si concentri più sul come che sullo svapare.

Capisco che bisogna usare un minimo di accortezza ma non esageriamo.

Io quando metto in moto la macchina mica mi chiedo come funziona il motore ne calcolo il numero dei giri dei pistoni, e allora? Forse ci stiamo dimenticando la parte più importante, godersi lo svapo, svapare senza paura come accadeva per le sigarette tradizionali.

buone svapate:ok

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Qui c'è qualcosina. Se googli un po' su Polosa ne troverai anche altri. In rete avevo letto la smentita a questo studio (thread) che adesso non trovo.

http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/ignazio-marino-claudia-cirillo/ricerca-italiana-sulla-sigaretta-elettronica#_ftn1

http://www.dors.it/alleg/newcms/201311/capitolo_efficacia.pdf

http://www.liaf-onlus.org/page.php?id=159-sigaretta-elettronica-sicurezza-e-salute-il-prof-polosa-risponde

http://www.liaf-onlus.org/page.php?id=245-polosa-finalmente-un-riconoscimento-istituzionale-sul-potenziale-delle-e-cig-adesso-e-tempo-di-salvare-le-vite

http://www.liaf-onlus.org/page.php?id=248-l-intervento-del-prof-polosa-all-fda-statunitense-per-una-migliore-regolamentazione-delle-e-cig

Considera che il 90% degli articoli che parlano male dell'ecig sono commissionati ad arte per questo fine... :devil

Con i soldi si fa tutto, o quasi

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odelisi ha scritto: dal primo post su questo argomento, ho estratto:
"Il processo di vaporizzazione delle sigarette elettroniche favorirebbe la formazione di formaldeide, una sostanza da 5 a 15 volte più cancerogena del tabacco."
Non avendo trovato risposta, chiedo se ci sono altri studi in merito.


 Citazione
miki.t ha scritto: ..................
In rete avevo letto la smentita a questo studio (thread) che adesso non trovo.
................


Lo studio è "fasullo"
Per far sviluppare quella sostanza ipotizza di usare un CE4 a 5 volt ossia con una potenza più che doppia rispetto a quella di normale utilizzo, come dire che fare la doccia con acqua a 90° può provocare ustioni. Il punto è che se l'acqua della doccia scotta ti togli prima di ustionarti, così come se provi ad aspirare da un CE4 a 5 V, il sapore acre di bruciato che ti carteggia la bocca ti farà desisistere immediatamente.
Infatti per aspirare quella "cosa" hanno usato una macchina, un umano non lo avrebbe fatto.

Se vuoi approfondire, qui sul forum questo pseudo-sedicente "studio" è stato discusso in almeno tre 3D:

QUI

QUI
e
QUI

Detto questo.......... NO, non ci sono altri "studi" in merito semplicemente perché quello non era uno "studio"

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@DrGi

Bellissimo l'esempio della doccia, calza a pennello :ok

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Il Professor Polosa interviene contro lo studio(ricerca?) effettuata dal University of California di San Diego...

Se volete smettere di fumare affidatevi alla vostra buona volontà. Secondo uno studio dell’Università della California di San Diego, infatti, le sigarette elettroniche non aiutano nell’impresa. Anzi, rendono persino più difficile dire addio alle ‘bionde’. I ricercatori americani hanno confutato quelli raggiunti da alcune ricerche precedenti, secondo le quali “svapare” faciliterebbe l’abbandono delle sigarette tradizionali.

Gli studiosi hanno seguito per un anno mille fumatori e hanno notato che coloro che si erano serviti delle sigarette elettroniche sono riusciti con maggiori difficoltà a dire addio al fumo.Non solo: coloro che sono ricorsi alla sigaretta elettronica hanno avuto anche un 59% di probabilità in meno di smettere di fumare.

Il motivo ancora non è chiaro, ma un’ipotesi è che i fumatori che utilizzano le sigarette elettroniche ricevano una dose superiore di nicotina proprio tramite le e-cig.

http://www.ladyblitz.it/salute/smettere-di-fumare-con-le-sigarette-elettroniche-e-piu-difficile-1573501/

La risposta di Polosa...

Il prof. Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania, responsabile scientifico della Lega Italiana Antifumo (LIAF) e autore più produttivo al mondo nel campo della ricerca applicata alla sigaretta elettronica, interviene sulle conclusioni dello studio della University of California di San Diego, pubblicato sull’American Journal of Public Health e firmato dal prof. Wael Al-Delaimy come autore principale.

Lo studio sostiene che le sigarette elettroniche possono essere un ostacolo allo smettere di fumare.

“Con il prof. Al-Delaimy abbiamo pubblicato insieme diversi studi di coorte in tema di asma e tabagismo e ho grande stima del suo livello di preparazione professionale; sono rimasto pertanto molto sorpreso nel notare leggerezze metodologiche significative nel suo nuovo studio. Temo che questo atteggiamento sia dettato dalla impellente necessità da parte della comunità scientifica statunitense di avere pubblicato almeno un articolo scientifico sul vapagismo al fine di poter accedere ai ricchi finanziamenti federali sulla ricerca applicata alla sigaretta elettronica”, ha dichiarato Polosa.

Una constatazione amara quella di Polosa che ha rivisto in chiave critica lo studio di Al-Delaimy. Lo scienziato catanese critica innanzitutto l’approccio metodologico che ha escluso in modo arbitrario i 2/3 della popolazione oggetto della indagine. Riferendosi alle domande poste ai pazienti per stabilire il loro gruppo di appartenenza, Polosa afferma: “Le domande sono poste in modo tale da introdurre un importante bias metodologico stabilendo a priori la esclusione di coloro che avrebbero avvantaggiarsi dell’uso delle e-cig nel tempo. Questo limita la possibilità di annoverare successi nello smettere per i potenziali utilizzatori di e-cig. Fondamentalmente questa indagine è gravata da un processo di auto-selezione che ha portato ad assegnare i fumatori o al gruppo che sceglie elettroniche o a quello che non le sceglie ma che non considera la forza trainante della sigaretta elettronica come ultima alternativa per uscire dal tabagismo, dopo il fallimento di altri approcci più tradizionali. Così facendo, non si tiene conto di coloro che hanno smesso di fumare con la sigaretta elettronica, quando si sceglie questo strumento in seconda battuta”.

Questo studio – conclude il direttore scientifico LIAF – rischia di fare grandi danni alla salute pubblica, alimentando la propaganda anti e-cig mirata a screditare le solide prove a sostegno delle sigarette elettroniche come mezzo per far davvero smettere di fumare milioni di fumatori”.
http://www.zz7.it/e-cig-non-aiutano-a-smettere-di-fumare-polosa-necessita-di-accedere-ai-ricchi-finanziamenti/

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